Achille a Sciro
Anche gli animali hanno il senso della giustizia
Antonio e Cleopatra
Castore e Polluce alla battaglia del lago Regillo
Catilina convoca i congiurati
Cesare catturato dai pirati
Cesare a causa di debolezza traslocando verso un’altra casa durante la notte, cade intorno/incappa nei soldati di..(Sulla --scritto in lettere..-- ?) che esplorano (“diereunao” ?= esplorano?) quelle regioni. Essendo condottiero [?] Cornelio persuade due talenti e viene rilasciato [?]. Discende/approda diritto sul mare e salpa verso Bitinia verso Nicomede basilea [?] ([regno re oppure?]).Par o (scritto in …[?]) ritarda non molto tempo, ei t’ [?] navigando viene catturato(/cade nelle mani) intorno/vicino l’isola Farmacussa per mano dei pirati, -già altre volte / senz’altro / attualmente– (significato tra questi) -talora / talvolta– (altro significato tra questi) a grandi eserciti e “BARCHE???” ([skafesin…=zappa, barca oppure nn so]) immense [?] contendono/limitanoà(non ho ben capito che tempo è, viene da Katekho) il mare.
Come sopportare la solitudine
Costumi degli Egiziani
Ercole uccide Busiride
Dalla Libia Eracle giugeva verso l’Egitto. Busiride di Poseidone, in quel tempo, era re dell’Egitto. Ed egli uccideva tutti gli stranieri e li sacrificava sull’altare di Zeus. In questo modo agiva, visto che, un indovino giunto da Cipro diceva cessare la mancanza di beni in Egitto, qualora gli egiziani uccidano gli uomini stranieri durante l’anno. Busiride uccidendo dunque per primo l’indovino, sacrificava tutti gli stranieri. Pertanto Eracle venendo in aiuto degli egiziani li portava presso gli altari. Ed egli spezzava (distruggeva) le catene e uccideva Busiride e il figlio di quello Anfidamante.
Fiducia meritata
Né infatti egli fu talmente insuperbito da dimenticare i suoi doveri militari e la disciplina. Infatti, essendo stato mandato come questore ad assediare Numanzia, sotto il console Caio Mancino, e avendo ottenuto tanti elogi sia presso le sue truppe sia presso i nemici, che era considerato quasi un comandante da tutti lui stesso, sempre ebbe un atteggiamento di grandissimo rispetto e lealtà nei confronti del console. Ma avendo condotto male le cose i Romani ed essendo costretti a chiedere ai nemici una tregua, i Numantini, non avendo avuto fiducia nei Romani enel loro comandante, risposero che non avrebbero prestato fede a nessuno e non avrebbero fatto un patto se non con Tiberio Gracco. Infatti ricordavano la lealtà di suo padre, che con loro aveva fatto una pace salda e durevole, e si erano persuasi che l'animo del figlio non era meno fedele e equo che quello del padre.
Giovinezza di Mitriade
Guerra contro Giugurta
I giovani tra doveri e svaghi
I giovani vanno guidati
I greci riformano il corpo dei frombolieri e istituiscono uno squadrone di cavalleria
I soldati migliori sono i contadini, temprati a ogni fatica
Mi sembrano più adatti al lavoro i contadini, che sono nutriti dalla divinità e dalla fatica, che sopportano il sole, che non vogliono l'ombra, che non conoscono le dolcezze, che sono contenti con poco. Infatti le membra dei villani sono resistenti ad ogni fatica, è consuetudine per queste forgiare il ferro, scavare fossati, portare gravi, perché hanno dedicato la vita alla fatica ed al lavoro nei campi. Mentre invece la necessità richiede che anche i cittadini siano chiamati alle armi ed al rigore militare. Questi devono, da quando entrano fra i soldati, per prima cosa faticare, aiutare, portare carichi, sopportare il sole e la sporcizia, lavorare di giorno e di notte, eseguire velocemente gli ordini dei centurioni e dei tribuni. Quindi si dedichino alle armi e, se a breve ci dovesse essere una battaglia, si preparino per mettere in campo, i contadini, quanto di meglio possano offrire. Dalla vita campestre, dunque, dev'essere soprattutto reclutato il nerbo [robur, in senso figurato: ovvero la parte più forte] dell'esercito; infatti, teme di meno il pericolo e la morte chi di meno, in vita, conoscono le comodità.
Il brigante e il gelso
Il consolato
Il corvo parlante di un calzolaio
Mentre Ottaviano Augusto, dopo la battaglia di Azio, stava celebrando a Roma un grandioso trionfo, gli si fece incontro un tale , con in mano un corvo, a cui aveva insegnato questo saluto pieno di adulazione: "Ave, imperatore, vittorioso". Ottaviano - a cui interessava conciliarsi le gli animi dei cittadini - fece acquistare il servizievole pennuto ad una somma di 20mila sesterzi.Dopo aver camminato per un poco sulla strada, venne salutato nello stesso modo da un pappagallo che comprò allo stesso prezzo. L'esempio di una così grande cortesia intrigò un povero calzolaio che cominciò ad educare il suo corvo allo stesso saluto. Ma poiché il corvo non rispondeva, esausto per la fatica e lo sforzo, il padrone era solito dire “Tempo e fatica sprecati!”. Alla fine, tuttavia, quando il corvo aveva iniziato a pronunciare il saluto dettato, pieno di speranza, il sarto attese Augusto in strada. Ma quando ebbe udito le parole del corvo, l'imperatore, incurante di tale saluto, rispose: “Ne ho abbastanza a causa di tali saluti”. Allora il corvo, memore delle parole con cui il padrone era solito lamentarsi, aggiunse con voce chiara “Tempo e fatica sprecati!”. Stupito di tanta arguzia, Cesare rise e comandò che il volatile fosse comprato per tanto quanto nessuna altra cosa era stata comprata fino allora. Dunque il danaro non fu una ricompensa per gli sforzi del sarto, ma per le facezie fortuite che il padrone incauto aveva insegnato al suo uccello.
Il dissidio tra i due fratelli
Il pescatore che suonava il flauto
Un pescatore che era bravo a suonare il flauto prese con sè il suo strumento e le reti e si recò in riva al mare. Sistematosi su uno scoglio che sporgeva sull'acqua, in un primo momento si mise a suonare, pensando che i pesci si sarebbero precipitati da lui spontaneamente, attirati dalla dolcezza della sua musica. Ma, visto che dopo numerosi sforzi non otteneva nessun risultato, lasciò perdere il flauto e, presa la rete, la gettò in acqua, catturando molti pesci. Mentre li buttava dalla rete sulla spiaggia, vide che si dibattevano ed esclamò: "Brutte bestiacce, non danzavate quando suonavo il flauto, ma lo fate ora che ho smesso!". La favola è adatta per chi agisce fuori tempo.
Il ratto delle Sabine
Dopo la fondazione il famoso Romolo raduna gli uomini plebei, chiedendo asilo in un podere nel mezzo della vetta del Campidoglio [?], prendendo rifugio là i cittadini ..mostrando vicino la città[?]. Non ottenendo a questi diritto di connubbio, Romolo ordina un torneo ippico del sacro/divino Poseidone; Riunendosi la moltitudine, per lo più di Sabini, spinge/esorta a rapire le giovani donne che sono/erano[?] giunte (alle quali?) chiedevano un’unione coniugale. Tito Tazio il re dei Quiriti, cercando di punire con armi l’oltraggio, si accorda del dominio e della vita politica con Romolo; Tazio uccidendo a tradimento Lavinio [?] [(il genitivo assoluto)], Romolo da solo di buon grado è a capo dei Quiriti.
Il sepolcro di Archimede
Cicerone nei libri leggeva che Archimede era sepolto presso Siracusa e nel suo monumento era posta una sfera con un cilindro. Perciò quando fu questore della provincia della Sicilia, decise di ricercare dove fosse il sepolcro di quel prestantissimo matematico. I Siracusani dicevano che il re non sapeva niente. Cicerone tuttavia narra di non aver perso la speranza che avrebbe attraversato ogni luogo attorno alla città.Il tesoro nel campo
Un certo agricoltore, stando ormai per morire, chiamo verso di sé i suoi figli e gli disse:” L’avida morte sta uscendo dalle mani e io da questa vita mi allontano. Nulla a voi ho lasciato in eredità,oltre il campicello,che io assiduamente per molti anni curai. In questo sepolto giace un tesoro di grandi ricchezze, ma dove a voi ignoro dirlo. A voi tutto il campo era scavato affinché traviate il tesoro”. Quando disse questo, espirò l’anima. Dopo la morte del padre, i figli per molti pasti, fino all’autunno, la terra scavarono e le zolle trasformarono, sperando che il tesoro venisse fuori. Quando lo loro opera fu invana, nel solco, che grande lavoro cercando il tesoro, fecero la seminazione. In tempo invernale ed estivo vedendo nel campo floridissimo raccolto, pensarono che fosse il tesoro, che diceva il padre morente.
In ogni consorzio umano è indispensabile un’autorità
Voi vi rendete conto dunque che questa è l’essenza del magistrato, di sovrintendere e dare prescrizioni giuste ed utili, nonché in armonia con le leggi. Come infatti le leggi stanno al di sopra dei magistrati, così i magistrati stanno al di sopra del popolo, e si può dire veramente che il magistrato è una legge parlante, la legge invece è un magistrato muto. Nulla inoltre è tanto conforme al diritto ed alla disposizione della natura quanto il potere; senza di esso infatti né la famiglia, né lo Stato, né la nazione, né il genere umano, né tutta la natura, né il mondo stesso potrebbero sussistere.
Infausti presagi di una strage
Accrescevano il timore i prodigi che si annunziavano contemporaneamente da molte parti: in Sicilia ad alcuni soldati si erano infiammate le punte dei dardi; in Sardegna poi a un cavaliere di ronda sulle mura s'era acceso il bastone ch'egli aveva in mano; e a Prestene eran cadute dal cielo pietre infuocate; e a Capena erano apparse in pieno giorno due lune; e ad Anzio spighe cruente eran cadute nella cesta ai mietitori. E contemporaneamente, a Roma la statua di Marte sulla via Appia e quelle dei lupi avevano sudato. Il console, riferiti questi portenti e fatti introdurre i testimoni di essi nella Curia, consultò i senatori in merito al rito. Si decretò che i prodigi si espiassero parte con vittime adulte e parte con vittime lattanti, e che si facesse un triduo di pubbliche preghiere a tutti i pulvinari. Che si offrissero doni d’argento a Giunone e a Minerva e d’oro a Giove. Infine, a Dicembre si celebrò un sacrificio a Roma nel tempio di Saturno, e vi fu fatto un lettisternio e un banchetto pubblico, e per la città si festeggiarono nel giorno e nella notte i Saturnali, e fu decretato che il popolo tenesse e osservasse in perpetuo quel giorno come festivo.
L’asino e il lupo
Un asino stava pascolando in un prato, quando scorse un lupo che si dirigeva verso di lui, e fece finta di zoppicare. Il lupo gli si avvicinò e gli chiese perché zoppicava; quello rispose che, nello scavalcare una siepe, aveva messo il piede sopra una spina, e lo consigliò di estrargliela, per poterlo poi divorare senza correre il rischio di bucarsi la bocca masticando. Il lupo, persuaso, sollevò il piede dell’asino. Ma mentre concentrava tutta la sua attenzione sullo zoccolo, l’asino, con un calcio sulla bocca, gli fece saltare tutti i denti. "E mi sta bene!", dichiarò il lupo malconcio. "Perché ho voluto impicciarmi di medicina, quando mio padre m’aveva insegnato il mestiere di macellaio?". Così, anche tra gli uomini, chi si mette in un’impresa non adatta a lui, finisce naturalmente in mezzo ai guai.
La legge è sovrana dell’universo
La leggenda della rupe Tarpea
I Sabini, essendo state rapite le loro mogli dai Romani, assediavano di giorno il Campidoglio invano,e già speravano che la forza potesse espugnare la cittadella. Allora si accorsero che l’astuzia fosse necessaria e la vergine Tarpea, figlia della custode della cittadella,decisero di corrompere. Alla vergine perciò promisero tutto ciò che avessero nelle braccia sinistre. La fanciulla, vedendo che portavano bracciali preziosi, sperò che il suo corpo potesse essere decorato dai loro ornamenti, e incautamente aprì le porte agli stranieri. I Sabini avendo occupato la cittadella, avanzarono verso Tarpea e aggredirono ciò che avevano promesso. Ma quelli nei loro pesanti scudi, che con braccia sinistre portavano, gettarono avanti e nascosero la vana fanciulla. Tuttavia anche se oppressa da quel peso, narrano gli storici, sopravvisse.
La leggenda di Arione
Arione fu mobilissimo poeta e cantore,che vinse i Corinzi dopo molti anni presso il re Periandro. Poi avendo deciso di ritornare in patria e essendo ormai salito sulla nave dei Corinzi, il tiranno, che era attratto per tutto l’anno dalle sue poesie, gli diede molte ricchezze. Vedendo che i marinai delle sue navi, che portavano il poeta in patria , erano mossi dall’invidia e dall’avarizia e congiuravano contro la sua vita per afferrare le pecunie e i doni, che gli donava Periandro. Subito quando vide essi uscir fuori i pugnali contro di sé, Arione da poppa saltò giù in mare con un rapido salto, tra i delfini, che nuotavano intorno alla nave, sollevarono il suo dorso e incolume lo riportarono dal tiranno Corinzio Periandro. Poi dopo alcuni giorni, essendosi alzata una violentissima tempesta, quelle navi,delle quali marinai erano tentati dall’uccidere Arione,fu spinta dalle onde fino all’approdo. Periandro comprese e si uccise affinché scontasse le pena per la sua catastrofe.
La protezione dei prepotenti è pericolosa
Una colomba,da un nibbio fuggente, sempre per la velocità delle ali si sottrae alla morte. Allora quel predatore, che tanto spesso ha scherzato, intraprese un consiglio ingannevole e l’inerme colomba ingannò con le parole:”Voi, amica, che tanto inquieta trascorrete sempre la vita fuggendo, perché non mi crei re affinché per la mia tutela e la mia forza voi sareste libero da tutti i pericoli e dalle ingiurie?”. Quel brutto ingenuo, facendo finta crebbe, che, quando il regno sarà ottenuto, comincerà a divorare uno ad uno e il comando furioso tenne in continuo movimento le unghie. Solo allora il resto perse libertà di piangere e cominciò a condannare la sua stoltezza.
La scelta è fatta: Lucianò sarà intagliatore di erme
Il secondo punto fu, quale fosse la migliore arte, e più facile ad apprendere, e conveniente ad uomo libero, e di più poca spesa ad imparare, e che desse un guadagno sufficiente. Qui, chi ne lodava una, chi un’altra, secondo che ciascuno ne aveva conoscenza o esperienza: quando mio padre, voltosi allo zio (chè v’era presente un mio zio materno tenuto un bravo scultore di Mercurii), disse: Non va che un’altr’arte sia preferita, quando sei tu qui. Prenditi costui (e additò me), e fammene un buon artefice, un marmoraio, uno statuario; ei ci può riuscire, perchè sai come ci ha buona attitudine. Argomentava ei così da certi balocchi di cera ch’io facevo: chè quando io tornavo di scuola, mi mettevo a raschiar cera, e formavo buoi, o cavalli, o anche uomini con un certo garbo, come pareva al babbo. Per quei balocchi ne avevo toccato nerbate dai maestri, e allora n’avevo lode di buona disposizione d’ingegno! Onde si avevano le più belle speranze di me, che in breve imparerei l’arte per quelle figurine ch’io formavo.
La secessione della plebe
L’ambra dei paesi baltici
L’astronomo
Un astronomo ha un abitudine ogni sera di osservare le stelle e di passeggiare nelle vie della città; e quindi a volte muovendosi in giro e avendo la mente (rivolta) nel cielo cade in un pozzo. Mentre si lamentava, un passante sentendo i gemiti, soccorre e tendendo la mano chiede:”Come sei caduto nel pozzo?” Risponde:”Guardando le stelle non mi sono accorto del pozzo”. E il passante ridendo dice:”Come mai vuoi guardare le cose che sono nel cielo tu che non vedi le cose che sono in terra?”
Le arti a Roma e in Grecia
Le leggi delle dodici tavole
L’imperatore Marco Aurelio
Lotte sociali a Roma
Nascita di Minerva e vicende della sua effigie
Minerva figlia di Giove prendeva l’essere nata una consegna. Infatti quando lei il violento prende il dolore lavora, Vulcano, il fabbro degli dei,fece venire e egli interrogò affinché prendesse il rimedio al dolore. Vulcano non trovando nessun rimedio, la sua scure in due parti divise Giove, da lui consegnò la vergine Minerva saltò sull’armata. Per questa favola gli antichi estimavano Minerva e la sapienza della dea gli ateniesi a lei dedicarono la città alla sua statua quando l’elmo e l’asta rinchiuse.
Nerone da spettacolo
Era esaltato moltissimo dalla popolarità, emulo di tutti quelli che in qualunque modo eccitassero l'animo della massa. Si diffuse la voce che, dopo le corone teatrali nel più recente spettacolo quinquennale, sarebbe sceso, per i giochi olimpici tra gli atleti; infatti si esercitava nella lotta assiduamente e aveva assistito alle gare ginniche in tutta la Grecia non diversamente da come fanno gli arbitri stando seduto a terra nello stadio e, se alcune coppie si fossero allontanate troppo, spingendo(le coppie) nel mezzo con le sue mani. Allora in verità penseresti, poichè Nerone pensava di imitare nel canto Apollo, nel (arigando mettilo come infinito) il sole, che quello volesse imitare anche le imprese di Ercole: dicono che aveva fatto preparare un leone che egli, presentandosi tutto nudo nell'arena dell'anfiteatro, avrebbe dovuto uccidere o a colpi di clava o a forza di braccia.
Orazi e Curiazi
Romani e Albani combattendo arruolavano/arruolarono (il tempo è sbagliato forse [erounto --scritto in ..--]) 3/trigemini difensori, e per gli Albani i Curiazi. Per i Romani gli Orazi ([o men – o de: l’uno l’altro]). Quando allora si combatte, i Curiazi uccidevano 2 degli opposti/avversari. Ed il rimanente, chiedendo finta fuga ([fuga simulata]) uccideva ..ton..(gen assoluto?)..kat’ ena..[?]. Gioiscono certamente tutti, sola (nel senso di “rimasta sola”) la sorella non esulta…Oratia (Orazia) to adelfhò (al fratello) tòn egguòmenon (part. di “egguao”? = do in sposa/fidanzo) andra (uomo acc. Sing) Kouriation (Curiatius acc. Sing) fhoneusanti (part. “fhonao”? = sono avido di uccisione). Ed egli non uccide la sorella come traditrice.
Privilegi e dottrina dai druidi
pendo, is, pependi, pensum, ere
convenio, is, veni, ventum, ire
utor, eris, usus sum, uti
instituo, is, stitui, stitutum, ere
effero, effers, extuli, elatum, efferre
volo, vis, volui, velle
disco, is, didici, ere
studeo, es, studui, ere
accido, is, cidi, ere
remitto, is, misi, missum, ere
persuadeo, es, suasi, suasum, ere
transeo, is, ii, itum, ire
puto, as, avi, atum, are
neglego, is, xi, ctum, ere
disputo, as, avi, atum, are
trado, is, tradidi, traditum, ere
Proposte di pace ad Alessandro
Riempite le pianure di cadaveri
Per i Romani la vittoria non era ancora sicura; infatti una moltitudine di Galli, superando ogni sentimento di una tale perdita, come se una nuova schiera di nuovo sorgesse, muoveva soldati freschi contro il nemico vincitore; l'esercito romano, bloccato l'assalto, rimase al proprio posto, sia perché di nuovo doveva essere affrontato un combattimento da uomini stanchi sia perché il console Marco Popilio mentre si muoveva imprudente tra i primi, con la spalla sinistra quasi trapassata da un giavellotto, si era allontanato un po' dal campo di battaglia. Ormai a causa dell'esitazione la vittoria era stata quasi persa, quando il console, dopo che la ferita gli era stata bendata, tornato nelle prime file disse: "Perché stai fermo, soldato? La battaglia non é contro i Latini o i Sabini che da nemici tu possa rendere alleati una volta vinti con le armi; abbiamo impugnato la spada contro delle belve; bisogna versare il loro sangue o darlo. Li avete respinti dagli accampamenti e li avete ricacciati in fuga precipitosa nel fondovalle, siete in piedi sui corpi morti dei nemici; riempite i campi dello stesso massacro di cui avete riempito i monti". "Non volete aspettare, allora che vi sfuggano; le insegne sono state introdotte e avanzando rapidamente tra i nemici". Con questa esortazione le coorti allontananano dal posto i primi gruppi di Galli; schierati a Cuneo in seguito spezzano a metà l'esercito.
Ritratto di Cesare
Sostene proclamato re dei Macedoni
Spesso siamo ingrati
Un giorno non basterà ad elencare (tutti) quelli che sono stati ingrati fino all’estrema rovina della patria. Allo stesso mondo non si terminerebbe mai di dire, una volta che incomincerò ad elencare, quanto lo stesso stato si sia comportato in modo irriconoscente verso i migliori e più devoti ad essao e quanto abbia errato più spesso di quanto non si sia errato verso lo stesso (stato). Mandò in esilio Camillo, mandò via Scipione; Cicerone andò in esilio dopo Catilina, distrutti i suoi Penati, presi gli averi, fatta qualunque cosa che avrebbe fatto Catilina se vincitore . Rutilio pagò il fio della propria innocenza: nascondersi in Asia. Il popolo romano negò la pretura a Catone, a lui rifiutò accanitamente il consolato. Siamo in generale ingrati. Ognuno si domandii: nessuno non si lamenta dell’ingratitudine di qualcuno (altro anch'esso) ingrato. Eppure non può succedere che tutti si lagnino, se non bisogna lagnarcii di tutti: quindi tutti sono ingrati.
Sulla saggezza
Supplizio dei catilinari
Un’ unione voluta dagli Dei
L’unico anziano vive avendo [?] una figlia e una schiava. Questo zappa la terra durante il giorno, produce legname, fatica; soffre/odia le donne di tutti e i luoghi vicini [?]. La donzella/fanciulla è religiosa diligente e venera le Ninfe e ..(tima --scritto in lettere greche--)[?] Gli dei qualificano/premiano la sollecitudine di questa (la sua sollecitudine). Un giovane (tis –scritto in lettere greche--) avente molti beni/ricchezze conduce una vita vicino educato[?]. Caccia insieme con un/col/come cacciatore [?]…Per fortuna parte verso la regione della giovane e vedendola che incorona le Ninfe (eutus –scritto in..--) (era[iota sottosc.] = terra..oppure dal verbo eramai: amo ardentemente) Durante una sera gli Dei portano a termine questa unione. Il giovane, non delicato, prende la zappa, zappa la terra, fatica [(lo so k in italiano rende da skifo..aggiustate voi)]. E’ un’unione fortunata.
Ulisse e la maga Circe
Avendo vagato a lungo per i mari, Ulisse fu portato all'isola della maga Circe con i compagni sulla nave. Alcuni di loro, il cui comandante era Euriloco, essendosi avvicinati alla casa della Dea, videro leoni e lupi, che non solo non erano affatto crudeli, ma facevano festa agli stranieri che si avvicinavano, come cani. Avendo ascoltato la Dea che cantava a casa, la chiamarono, lei, avendo aperto la porta, li esortò a entrare. Allora tutti entrarono incautamente a parte il solo Euriloco, che aspettò davanti alla porta. Infatti aveva sospettato qualche inganno e non aveva obbedito alla Dea. Quando entrarono, Circe ordinò ai compagni di sedere con lei alla mensa e banchettare. Così mangiarono cibi ai quali era stato mescolato un farmaco, ma, avendoli gustati, subito si spogliarono dell'apparenza di esseri umani e furono trasformati in maiali. Allora Euriloco, avendo visto che i compagni erano usciti e non avendoli riconosciuti, tornò da Ulisse per narrargli la morte degli infelici.
Una figlia particolare
Epaminonda non prese mai moglie. E venendo per questo biasimato, perché non lasciava figli, da Pelòpida, il quale aveva un figliolo di cattiva fama e diceva che lui in questo così male provvedeva alla patria: "Guarda", gli rispose, "che non provveda peggio tu, che ti appresti a lasciare un figlio di tal fatta. D'altra parte a me non può mancare la discendenza: io lascio la battaglia di Leuttra, che è nata da me, che fatalmente non solo sopravviverà a me. ma sarà addirittura immortale". Al tempo in cui, sotto la guida di Pelòpida, gli esuli occuparono Tebe e cacciarono dall'acropoli il presidio spartano, Epaminonda finché durò la strage dei cittadini, si tenne in casa, perché non voleva difendere i malvagi né assalirli per non insozzare le mani del sangue dei suoi: riteneva funesta ogni vittoria riportata sopra i propri cittadini. Ma non appena che, presso la Cadmea si cominciò a combattere con gli Spartani, fu tra i primi.
Una gara di generosità
Una riunione di famiglia sulla carriera di Lucianò adolescente
Usi e costumi familiari
Volumnio e Lucullo, due veri amici
Volumnio, nato da una famiglia della nobiltà equestre, avendo frequentato con familiarità Marco Lucullo, e dato che Marco Antonio aveva ucciso quest'ultimo per aver seguito le fazioni di Bruto e Cassio, sebbene gli fosse consentito fuggire, restò aggrappato all'amico esanime e versò lacrime così copiose che per il troppo attaccamento si procurò la causa della morte . Infatti a causa della singolare e protratta manifestazione di dolore fu condotto da Antonio. Dopo che si fu trovato al suo cospetto, disse: «Ordina, comandante, che io venga condotto immediatamente presso il corpo di Lucullo e (lì) ucciso: giacché nemmeno io devo restare in vita dopo che lui è stato ucciso, dal momento che sono stato per lui come il promotore di una disgraziata campagna di guerra». Cosa si può concepire di più leale rispetto a questa devozione? Per rendere più degna di compassione la morte dell'amico, accusò se stesso e si rese più detestabile al nemico. Nè Volumnio ebbe difficoltà ad ottenere l'attenzione di Antonio: infatti per suo ordine fu condotto dove aveva voluto e, baciata avidamente la mano destra di Lucullo, si strinse al petto la testa che giaceva mozzata, per poi offrire il collo abbassato alla spada del boia.
versione di senofonte : esortazione di senofonte ai soldati
RispondiEliminaEmmmmmm....XD
RispondiEliminasenofonte, l'avidità di ricchezza?
RispondiElimina