10/06/2009

Relazione libro "Siddharta"-Herman Hesse

Relazione “Siddharta”

1.“Siddharta”

2. Hermann Hesse

Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877Collina d'Oro, 9 agosto 1962) è stato uno scrittore, poeta e pittore tedesco. Ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1946. La sua produzione, in versi ed in prosa, è vastissima e conta quindici raccolte di poesie e trentadue tra romanzi e raccolte di racconti. I suoi romanzi più famosi sono Peter Camenzind (1904), Il lupo della steppa (1927), Il gioco delle perle di vetro, (1943) e Siddharta (1922). I suoi lavori rispecchiano il suo interesse per l'esistenzialismo, lo spiritualismo, il misticismo, non meno della filosofia indù e buddhista. Nacque nella città di Calw nel Baden-Württemberg, Germania. Avviato agli studi teologici nel seminario evangelico di Maulbronn a Tubinga, lasciò il seminario dopo una fuga e un tentativo di suicidio nel 1892. Dopo un soggiorno in una clinica per disagi mentali, si trasferì prima a Tubinga e poi a Basilea (1895-1899), dove praticò la professione di libraio, e dove compose le sue prime opere come: Canti Romantici e Un'ora dopo mezzanotte. L'affermazione giunse con il romanzo Peter Camenzind. Dopo il matrimonio nel 1904 con Maria Bernoulli (1869-1963), si trasferì in Svizzera nei pressi del Lago di Costanza, dove nacquero i suoi tre figli, Bruno (1905), Heiner (1909) e Martin (1911). Del 1906 è il romanzo Sotto la ruota, pieno di elementi autobiografici, nel quale Hesse rievoca il periodo tragico dei suoi studi a Maulbronn, e da lui considerato una sorta di resa dei conti verso l'educazione e il clima pegagogico da lui sofferti durante gli anni dell'adolescenza. La prima guerra mondiale coincise con una profonda crisi personale e artistica, ma allo stesso tempo gli permise di operare una svolta decisiva nella sua poetica, svolta che lo portò a scrivere Demian e L'ultima estate di Klingsor. Allo scoppio della guerra si presentò come volontario al fronte ma fu riformato; pur restando sempre combattuto se dare il suo apporto come tedesco alla causa bellica, non condivideva lo spirito nazionalista dei suoi compatrioti, ma volle comunque prendere le distanze dai pacifisti allora riuniti in Svizzera. I suoi pensieri circa la guerra si ritroveranno in molte sue opere. Al termine del conflitto mondiale, durante il quale le posizione pacifiste di Hesse erano state osteggiate dalla maggioranza dei suoi connazionali, egli sarà indotto per l'aggravarsi del suo stato di disagio interiore a ricorrere al trattamento psicoanalitico presso un allievo di Carl Gustav Jung. Nel 1919 venne pubblicato il romanzo di formazione Demian, storia di un adolescente timido aiutato nella sua crescita da un amico, e che riscosse un grande successo di pubblico. Nello stesso anno si trasferisce a Montagnola dove si dedicò anche alla pittura, sua seconda passione. Nel 1922 vide la luce una delle sue opere più importanti e intense: Siddharta, frutto di un viaggio in India e del suo interessamento alla cultura orientale. Ricevette la cittadinanza svizzera nel 1923. La crisi emotiva che travolse Hesse, sintomo di un'incapacità di relazionarsi con il prossimo, fu riflessa nel romanzo Il lupo della steppa del 1927. Nel 1930 aveva scritto intanto Narciso e Boccadoro, storia di un'amicizia ambientata nel Medioevo cristiano, alla cui religiosità Hesse rimase sempre particolarmente sensibile. Sotto il regime nazista, i suoi scritti trovarono atipici estimatori: il ministro tedesco per la propaganda Joseph Goebbels inizialmente difese le sue opere. Tuttavia, nel momento in cui avanzò la richiesta di non censurare le parti del libro Narciso e Boccadoro in cui si trattava di pogrom, Hesse si ritrovò nelle liste di proscrizione naziste. Durante la seconda guerra mondiale ospitò nella sua casa di Montagnola intellettuali costretti all'emigrazione. Hesse aderì al conservatorismo in età avanzata. Ne Il gioco delle perle di vetro, i personaggi giudicano superficiale e sostanzialmente brutta tutta la musica dopo Johann Sebastian Bach, impuntandosi in particolare con l'esempio del cattivo gusto, Ludwig van Beethoven. Il libro riscosse molto successo nella Germania dell'immediato dopoguerra, con il suo stile medievale idealizzato. Morì a Montagnola all'età di 85 anni per emorragia cerebrale.

3. “Siddharta” fu pubblicato nel 1922.

4. Romanzo storico.

5.a) Siddharta è un romanzo dello scrittore tedesco Hermann Hesse edito nel 1922. Il romanzo presenta un registro molto originale che unisce lirica ed epica, ma anche narrazione e meditazione, elevazione e sensualità, e che lo rende affascinante. Il libro narra la vita di Siddharta, giovane indiano, che cerca la sua strada nei più svariati dei modi. Fin da subito il narratore si dimostra esterno ed onnisciente poiché, benché faccia intuire che la storia di Siddharta sia tra le più particolari, non esprime un suo punto di vista. Si può dire che la focalizzazione sia quella del giovane. Infatti è attraverso i suoi occhi che noi vediamo un’India del VI secolo a.C. dominata da molte religioni, da molti modi di vivere, da realtà e ipocrisie. Siddharta inizia il suo viaggio fiancheggiato dall’inseparabile amico d’infanzia, Govinda, il quale lo ha sempre visto come un saggio. I due decidono di andare a vivere con i "Samana", pensatori che vivono di poco o nulla, che imparano a immedesimarsi con tutto ciò che incontrano. Così fa infatti Siddharta. Dopo aver vissuto con loro, lui e Govinda decidono di andare a vedere il Buddha Gotama, alla quale setta Govinda decide di aggregarsi. Siddharta rimane quindi solo e arriva in una città, dove conosce la bella Kamala. La straordinaria maestria di Hesse è ben visibile nei capitoli riguardanti Kamala, in quanto non la nomina mai con un appellativo negativo, ma lascia intuire il lavoro, moralmente poco "elevato", della donna. Siddharta decide di imparare l’amore da lei e tramite quello apprende i vari modi di lavorare, di guadagnare, di spendere e di divertirsi. Il personaggio dell’autore che dapprima sembrava “immacolato” si dimostra soggetto alle debolezze umane, lui che considerava male quei comportamenti e che se ne considerava superiore. Dopo anni e anni trascorsi con Kamala, Siddharta capisce il suo errore e scappa. Qui si ha il climax del libro, Kamala abbandonata dall’uomo che ama e da cui sa di non essere amata porta in grembo un figlio destinato a chiamarsi come il padre. Anche senza dichiararlo apertamente, l'autore lascia intendere che Siddharta incontrerà il figlio. Questo succederà solo dopo un lungo periodo di transizione dell’ormai uomo Siddharta che, dilaniato dai rimorsi per il suo stile di vita degli ultimi anni, ipotizza per sé il suicidio come forma estrema di purificazione. Ma il caso, forse il destino, lo aiuta: incontra Govinda. L’amico da subito non lo riconosce, anzi si ferma pensando di aiutare uno sconosciuto. L’incontro tra i due è toccante, ma quando si separano si ha di nuovo la sensazione che si rivedranno. Siddharta ha ritrovato un motivo di vita e cerca una nuova strada, che trova sulle sponde dello stesso fiume nel quale pensava di porre fine alla sua vita. Un vecchio barcaiolo di nome Vasudeva ci abita e condivide con Siddharta l’idea che il fiume sia vivo, che parli, che insegni. Siddharta decide di rimanere con l’uomo da cui imparerà molto, anche durante i lunghi silenzi. Un’altra scena toccante si ha con il passaggio di Kamala che è in viaggio per trovare Gotama, il Buddha ormai morente; con lei c’è il piccolo Siddharta. Un serpente morde la madre, il piccolo piange e richiama l’attenzione del padre che, riconosciuta la donna, cerca di aiutarla, ma tutto è inutile. Ora Siddharta ha un figlio da crescere. Come in tutti i romanzi c’è l’antagonista dell’eroe, ma è un paradosso: di Siddharta è lo stesso figlio. Dopo anni di convivenza non proprio ottimale, il figlio scappa e Siddharta è costretto a lasciarlo andare. Questo episodio, inoltre, induce Siddharta a pensare a quando anche lui aveva abbandonato suo padre e al dolore che gli aveva sicuramente procurato. Un giorno anche il vecchio barcaiolo lascia Siddharta, recandosi nella foresta, alla ricerca anche lui di altre conoscenze. E qui si chiude il libro, nel rincontro di Siddharta e Govinda, ormai vecchi, vissuti, sapienti. L’amico ancora una volta non riconosce Siddharta, invecchiato, cambiato. Si raccontano le vite, ma soprattutto Govinda chiede all’amico quale sia, dopo tutti questi anni, la sua filosofia e Siddharta attua un monologo a dir poco affascinante. Ora c’è da chiedersi se quel che Hesse fa dire al suo personaggio non sia altro che quello che lui ha dedotto da anni di studi sui libri del nonno, ma su una cosa non si può che essere d’accordo: Siddharta è un Buddha. Ciò che trasmette questo libro non è solo un insegnamento morale, ma una lezione di vita su come giudicare per essere giudicati, su come cercare la conoscenza e su come anche il più puro degli uomini si possa ritrovare nel peccato.

b) Siddharta: è il protagonista della vicenda, che cerca di vivere la vita in tutta la sua pienezza, passa da un'esperienza all'altra, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica al mondo duro degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione perché cerca il "tutto", che si veste di mille volti cangianti. Alla fine quel tutto: la ruota dell'apparenza rifluirà dietro il perfetto sorriso di Siddharta, quel sorriso che egli stesso aveva venerato tantissime volte nella figura di Gotama il Buddha.

Personaggio a tutto tondo che nel corso della sua vita, oltre a mutare il suo comportamento, muta anche il suo aspetto, infatti da ragazzo ricco, figlio di Brahmino, ben tenuto e vestito bene, passa ad essere un Samana, con vestiti logori, capelli sporchi e pessimo aspetto, per poi tornare ad essere, nella città dei mercanti, un uomo ricco, ben vestito e con grande cura di sé; ha una personalità molto forte, anche se quando arriva in città perde di vista le vere cose importanti, lasciandosi trasportare dalla vita. Si comporta sempre da Samana, ovvero da uomo saggio, affascinando le persone con la sua arte di pensare.

La condizione di Siddharta dal punto di vista sociale è mutante durante lo svolgimento del racconto. Questa mutazione ha un andamento instabile vediamo difatti Siddharta vestire i panni inizialmente di un Brahamino per poi diventare un Samana ed infine un “uomo Bambino” per poi diventare il vecchio e saggio barcaiolo. Economicamente la sua condizione cambia ma in modo inversamente proporzionale alla condizione sociale.Inizialmente è semipovero poi da samana è costretto a chiedere la carità.Come “uomo Bambino” si arricchisce ma poi torna povero e ricco di conoscenze. Siddharta era molto ricco culturalmente. Sapeva scrivere,pregare e concentrarsi. Queste qualità gli servirono in più casi.Pregare e concentrarsi gli servirono per diventare samana; e scrivere gli servì per apprendere la dottrina dell’amare da Kamala. Era un ragazzo che aveva pensieri molto profondi ed aveva indubbiamente un’ anima pulita, anche se da lui ci si poteva aspettare di tutto o di niente. Era molto sapiente e la sua sapienza si celava sotto lo stato apparente delle sue parole. Aveva la capacità di convincersi di avere caldo sulla neve o di stare comodo sugli spini, anche se non poteva salvarlo dal suo avvicinarsi all’impurità delle persone. Era una persona molto amichevole ed orgogliosa in quanto si sentiva superiore alla gente anche se poi cadeva nei tranelli della vita.

Govinda: è il miglior amico di Siddharta per il quale ha una predilezione, lo segue in tutte le decisioni fino a quando non sarà pronto per decidere da solo, infatti lui diventerà uno dei tanti monaci seguaci di Gotama. Govinda è di indole tranquilla ed è un amico fedele, ciò che lo accomuna con Siddharta è la curiosità.

La condizione sociale di Govinda muta, nella prima parte del racconto come quella dell’amico Siddharta.

Inizialmente è anch’egli un giovane bramino ma poi segue la strada del compagno e diventa un samana della foresta.

La sua condizione si trasforma notevolmente poi, quando diventa un seguace del perfetto. Qui Govinda trova la sua aspirazione e la sua condizione sociale non cambierà fino alla fine del racconto.

Anch’esso come Siddharta era molto ricco culturalmente sebbene le sue capacità, a differenza di quelle di Siddharta si estendevano solo in campo religioso. Naturalmente esso era una persona educata alla rinuncia e come tale sapeva far fronte a qualsiasi problema soltanto aspettando.

Kamala: donna della città in cui giunge Siddharta dopo aver lasciato Govinda. Questa insegna all'uomo, del quale è molto affascinata, come diventare un mercante e un uomo raffinato che bada però più all'atteggiamento che alla sostanza; gli insegna inoltre l'arte dell'amore, restando incinta proprio l'ultima volta che si videro. E' una donna vivace e intelligente, che comprende di non poter trattenere il suo compagno perché lui ha bisogno di percorrere il suo cammino spirituale fino in fondo.

Vasuveda: è un semplice barcaiolo che Siddharta incontra nell’attraversare un fiume. È il personaggio più importante del romanzo, in quanto insegna a Siddharta l’arte di ascoltare e amare tutto ciò che è materiale, a capire il senso di ogni cosa terrena. Vasudeva viene considerato un santo, più del Buddha, poiché non insegna una dottrina, ma una realtà. Successivamente Siddharta vivrà con lui molto a lungo. E’ un uomo piuttosto anziano e povero che ha fatto questo lavoro per tutta la vita; è taciturno, non ama parlare e ha perso la moglie molti anni prima dell’ incontro di Siddharta.

6.a) Gli argomenti centrali del romanzo sono la sete di conoscenza e di esperienza che portano il protagonista a vivere allo stesso modo nella meditazione e nella vita d’affari, senza riconoscere alcun maestro. Ciò che egli cerca è il tutto che alla fine troverà attraverso l’illuminazione. Il messaggio dell’autore è molto utile, profondo e rivolto a tutti. Consiste nel concetto che, per raggiungere la felicità, ognuno deve dapprima conoscere bene il proprio “ego” interiore ed è lì che troverà tutte le risposte alle domande che si pone. Inoltre l’autore ci dice che ogni persona deve cercare la propria strada e toccare con mano i vari aspetti della vita. Solo coloro che non hanno abbastanza forza d’animo si appoggiano a delle dottrine che in apparenza danno loro sicurezza, ma per l’autore non è quel tipo di vita che regala al felicità. Inoltre il racconto della vita di Siddharta insegna a ricavare il massimo dalla vita apprezzando ciò che ci circonda e sfruttando al massimo le proprie capacità e il proprio potenziale, ma anche che non bisogna perdere di vista né la propria meta, i propri punti di riferimento e che bisogna anche dare ascolto all’istinto. Le idee guida si soffermano nel valorizzare, ancora una volta, la ricerca assidua e continua della libertà spirituale, concetto astratto, ma di fondamentale importanza per la religione buddista. Il messaggio del testo sottolinea la determinazione nel raggiungimento di uno scopo da parte degli uomini, come volerlo con tutte le forze, e ribadisce che non c’è nessuna certezza se non il presente. Altra idea trasmessa dal racconto, è che la saggezza non può essere trasmessa come la cultura, bensì deve essere raggiunta da un qualsiasi individuo a proprio tempo, e con comportamenti e ragionamenti personali e non trasmettibili.

b) Si presume che il punto di vista dell’autore coincida con le tematiche da lui stesso trattate, poiché si crede che la narrazione derivi da uno studio minuzioso riguardante la cultura e le tradizioni orientali.

c) No, l’autore nel corso della narrazione non esprime propri giudizi riguardo le vicende da lui stesso narrate.

d) Si, l’autore esprime sentimenti nei confronti dei suoi personaggi,anche se questi sentimenti non vengono espressi in modo diretto, ma indirettamente, tramite le sue ottime capacità narrative.

7.a) Il racconto è in terza persona.

b) Lo stile che l’autore ha adottato nella stesura del libro è molto complicato e prolisso. Ho avuto molte difficoltà in certi passaggi che ho dovuto leggere numerose volte per avere il presagio di averli capiti. Il linguaggio rispecchia la difficoltà e la complessità del tema espresso, che sarebbe stato più comprensibile se il linguaggio fosse stato più semplice.

c) Lo stile del romanzo è sicuramente impressionistico per l’alto numero di termini astratti che prevalgono su quelli concreti. Il registro del linguaggio è filosofico con un abbondante uso di aggettivi legati al mondo interiore e alla meditazione.

f) Nell’arco della narrazione la presenza delle metafore è più che frequente. Le metafore sono sicuramente la figura retorica più utilizzata nell’arco della narrazione da parte dell’autore. Infatti tramite quest’ultime le tematiche affrontate sono più comprensibili anche dai più giovani, e sono affrontate più piacevolmente.

g) No, l’autore non fa uso di termini dialettali.

8. Siddharta non è solo un semplice romanzo di formazione ma racchiude diversi modi di pensare non inventati dall’autore ma frutto di veri saggi. Questo libro mi ha fatto pensare molto e lo leggerei volentieri una seconda volta per capire più affondo il modo di pensare dei vari protagonisti.

“Che cosa sai fare, dunque?”. “Io so pensare. So aspettare. So digiunare.” Kamala domanda a Siddharta che cosa sapesse fare, così per procurargli un lavoro. Siddharta risponde con le tre cose principali insegnate dai Samana e con queste tre cose, anche se banali, egli riesce non solo a diventare ricco ma a comprare una villa in città e a guadagnarsi la fiducia di Kamala. Questa è sicuramente una delle citazioni che più mi ha colpito nell’arco della lettura.

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