10/05/2009

Tema sull'elezione di Barack Obama (Articolo di giornale)

04/11/2008

Ha vinto Obama. Accolgo la notizia con gioia ed entusiasmo. Ha vinto l’uomo che vuole cambiare l’America e ripete la parola ‘speranza’, parola che era sempre più in disuso nell’ultimo periodo di crisi e che è tornata in maniera prorompente sulla bocca di tutti.

Ha vinto quel candidato che abbia saputo trasmettere fiducia e speranza più del suo avversario, e che il quattro novembre dell’anno corrente ha visto realizzati tutti i suoi sogni e tutti i suoi obiettivi. Il quattro Novembre duemilaotto rimarrà per sempre una data da ricordare nella storia prossima degli Stati Uniti d’America. Il quattro novembre duemilaotto è infatti la data in cui il primo presidente nero entrerà nella Casa Bianca, costruita proprio da quegli schiavi neri 216 anni fa, sarà il primo presidente ad aver studiato il Corano in una scuola islamica, il primo ad essere cresciuto in una nazione straniera, l’Indonesia. Il primo i cui antenati non vengono dall’Europa, ma dall’Africa. Il primo che ha una parte della famiglia che parla il dialetto swahili. Il primo che quando pensa all’oceano non vede l’Atlantico, ma il Pacifico delle sue Hawaii. Sarà Barack Hussein Obama, il quarantaquattresimo presidente nella storia degli Stati Uniti d’America, ma non uno come tanti. Non uno come gli altri quarantatre. Lui è diverso.

Contrario ai matrimoni tra gay, Obama ha fatto di quelle arti oratorie e pubblicitarie il suo cavallo di battaglia nella lunga ed entusiasmante campagna elettorale, “la più bella della stotria degli U.S.A.” secondo alcuni giornalisti texani. Ha usato, nella sua campagna elettorale, mezzi di comunicazione sempre più diffusi, ma mai con il suo scopo fino a qualche mese fa. Obama ha creato un movimento di massa basato sui valori dei social network come Facebook. Non a caso i protagonisti della sua campagna sono due giovani, Favreau e Hughes, rispettivamente 26 e 24 anni, il secondo dei quali è uno dei padri fondatori di Facebook. Con la sua campagna mediatica tra i giovani, Obama è riuscito a trovare reclute e denaro che l’hanno aiutato nel corso della sua grandiosa campagna, contribuendo a raccogliere quei 700 milioni di dollari che gli sono serviti per arrivare fin qui. Per la prima volta nella storia siti come Youtube, Myspace e Facebook sono diventati più importanti di opinionisti e giornali nella scalata verso la presidenza, e ciò è evidenziato dalla massiccia partecipazione giovanile a queste elezioni.

Esattamente come Berlusconi, ha fatto della propria immagine la forza più importante su cui puntare. E’ giovane, bello, atletico, simpatico, divertente: Barack ha vinto perchè ha saputo dimostrarsi più convincente e più bravo dell’avversario.
Un avversario, John McCain, apparso sempre incerto e impaurito. Senza nulla togliere al candidato Repubblicano, che infatti la sera del quattro Novembre ha dato una grande lezione di democrazia al mondo: “Onore al vincitore - ha dichiarato nella notte - saluto e faccio l’in bocca al lupo a quello che fino a ieri era il mio più acerrimo avversario, ma che da oggi è il mio presidente”.
Una dichiarazione forte, a tratti commovente, dall’alto contenuto democratico.
Una lezione per tutto il mondo, perchè, è inutile nascondercelo, in qualsiasi Paese Europeo, che si dice “moderno e civile”, un candidato alla presidenza politica non avrebbe mai affermato simili parole pochi minuti dopo una così bruciante sconfitta.

E se quest’elezione, con tutti i suoi retroscena, è l’ennesima lezione democratica per il mondo intero, diventa un vero e proprio schiaffo nei confronti di tutti quegli anti-americani sparsi per l’Europa e per il globo che accusavano gli U.S.A. di razzismo, di mancanza di democrazia e di libertà. Sfido chiunque a dire che non gli siano venuti i brividi dinanzi al discorso maestoso di Barack Obama, tenuto di fronte a 250000 persone. E sfido chiunque a dire che non si sia commosso vedendo un uomo come Jesse Jackson piangere dalla gioia e dalla commozione ascoltando le parole del neopresidente. Quel jasse Jackson che ha paragonato l’elezione di Obama all’emancipazione dalla schiavitù. Uno di quei tantissimi uomini che hanno capito quale immenso passo avanti nella storia rappresenti questa elezione.

Adesso gli U.S.A. vantano un presidente nero: è il “sogno” di Martin Luter King che si avvera, è la concretizzazione di quell’ ”I have a dream” che ha regalato al mondo l’emozione e la speranza di poter riuscire a scalare le montagne.

In america le barriere razziali, oggi possiamo dirlo con convinzione, non esistono più se il Paese statunitense, il più forte e importante del pianeta, è oggi rappresentato da un uomo di colore.

Un uomo di colore forte, sincero, capace, colto, dalla spiccata arte oratoria, patriottico.

Non sarà facile trasformare il sogno in realtà. Ma forse Obama aveva calcolato anche questo.

In bocca al lupo Barack.

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