10/05/2009

Tema sulla guerra a Gaza (Articolo di giornale)

A Gaza una guerra insensata

Sono già trascorsi più di 15 giorni dall’inizio della guerra dichiarata da Israele ad Hamas. I morti sono saliti a più di 1.000, i feriti a oltre 5.000. La distruzione di Gaza prosegue. Le condizioni della popolazione palestinese peggiorano ogni volta di più... Hamas si interessa realmente della sorte del suo popolo? Sembra di no. Se ci atteniamo ai fatti sembra proprio il contrario.Il suo ultimo no al piano egiziano e alla risoluzione dell’Onu che proponeva un cessate il fuoco mostrano chiaramente che l’interesse principale di Hamas è il proprio progetto ideologico di lotta contro Israele. Per il bene della popolazione, la cosa più ragionevole da fare sarebbe stata accogliere la proposta di una tregua. Questa avrebbe permesso l’arrivo di aiuti massici dai paesi occidentali e arabi; un periodo in cui rispondere con maggiore coscienza alle necessità più urgenti; un tempo di riflessione per favorire l’inizio di negoziati di pace.

Hamas tuttavia ha respinto tassativamente entrambe le proposte. Perché? Sebbene sia una forza politica eletta dai palestinesi che vivono in quel piccolo territorio che è Gaza, Hamas non ha cambiato le sue posizioni idelogiche né i suoi obiettivi. Resta dominata dall’odio contro Israele.

Da parte sua, il Governo di Israele ha giustificato la decisione di iniziare questa guerra, e continua a ripeterlo all’opinione pubblica, facendo appello al suo diritto di difendersi dalle aggressioni di Hamas, proteggendo la sicurezza del proprio paese. In nome di questa ragione ha giustificato anche il proprio rifiuto alla risoluzione dell’Onu. «Israele ha il diritto di proteggere i propri cittadini», dice un comunicato stampa del primo ministro.

Come è ben noto, Hamas ha attaccato con i suoi missili in varie occasioni alcune delle città israeliane al confine con Gaza. È vero che uno Stato ha il diritto di difendersi dalle aggressioni e a cercare la sicurezza dei propri cittadini, ma questa guerra favorirà la sicurezza dei cittadini di Israele? Non è chiaro se l’esercito di Israele riuscirà a distruggere Hamas; sembra poco probabile. Quindi perchè decidere di iniziare questa guerra?

Sicuramente, tra le conseguenze di questa azione bellica, dovremo conteggiare una maggiore violenza nella società e un odio più forte verso Israele nella popolazione palestinese. Queste distruzioni massicce da parte dell’esercito israeliano saranno utilizzate da Hamas come giustificazione per una nuova ondata di attentati. In ultima istanza, non saranno forse i cittadini israeliani a soffrire sulla propria pelle il dolore e la distruzione?

La guerra è sempre un male. Porta sempre più problemi nella vita quotidiana delle persone e normalmente aggrava i problemi politici. Questa terra, Israele/Palestina, è un buon esempio: in essa abitano due popoli chiamati necessariamente a capirsi, ma resi nemici fin dalla nascita dello Stato di Israele e dalla immediata guerra arabo-israeliana. E, a quanto pare, manca il desiderio di affrontare insieme un problema che è fonte continua di violenza e sofferenza.

La maggioranza della popolazione civile israeliana e palestinese desidera vivere in pace. Perché allora si continua in questa spirale di violenza? Certamente il male può colpire il cuore di ogni uomo; chiunque può farsi dominare dall’odio o dalla vendetta e rendere in mille modi impossibile la vita di chi considera suo nemico o rivale. Ma a volte uno si domanda se situazioni come quella che si vive in questa terra non provengano da posizioni ideologiche radicate in coloro che detengono il potere.

Benedetto XVI nell’Angelus del 28 dicembre ha chiesto che cessi la violenza e ha chiesto «alla comunità internazionale di non lasciare nulla di intentato per aiutare israeliani e palestinesi ad uscire da questo vicolo cieco e a non rassegnarsi alla logica perversa dello scontro e della violenza, ma a privilegiare invece la via del dialogo e del negoziato». Ma il Governo di Israele e Hamas vogliono realmente questo dialogo? Il potere palestinese e israeliano favoriscono la tensione utilizzando i media per alimentare l’odio e il rancore, invece di promuovere le condizioni più favorevoli al negoziato.

Circa un paio di anni fa, nel giorno della commemorazione della morte di Yitzhak Rabin, David Grossman pronunciò a Gerusalemme un discorso in cui chiedeva ai governanti del suo paese una maggior decisione nella ricerca di un accordo di pace con i palestinesi.

Nel discorso fece anche una forte denuncia di ciò che stava avvenendo nella società israeliana. Tra le altre cose disse: «Guardate cosa è successo a una nazione giovane, piena di entusiasmo e spirito. Guardate come, quasi in un processo di invecchiamento accelerato, Israele è passato da una fase di infanzia e gioventù a uno stato di costante lamento, di fiacchezza, alla sensazione di aver perso un’occasione. Come è successo? Quando abbiamo perso la speranza di poter vivere un giorno una vita diversa, migliore? [...] Israele è caduto nell’insensibilità, nella crudeltà, nell’indifferenza verso i deboli, i poveri, coloro che soffrono, che hanno fame, verso i vecchi, i malati e gli invalidi; nell’indifferenza di fronte al commercio di donne, l’esplosione e le condizioni di schiavitù in cui vivono i lavoratori stranieri, indifferenza verso il razzismo radicale, istituzionale, nei confronti della minoranza araba. Dato che tutto questo succede con totale naturalezza, senza suscitare scandali e proteste, comincio a pensare che anche se la pace arrivasse domani, anche se un giorno arrivassimo a una situazione normale, forse avremmo perso l’opportunità di curarci».

La guerra indebolisce sempre, poiché favorisce la crudeltà e le ingiustizie. E gli uomini che la compiono, anche se utilizzano ragioni idelogiche per giustificarsi, non ne escono immuni; si rendono peggiori. Per il bene di Israele, per il bene di questa terra, per il bene dell’Occidente, questa guerra si fermi quanto prima! Speriamo che non sia già tardi per un vero rinnovamento degli uomini che abitano questa terra considerata santa dalle tre religioni monoteiste. Speriamo che queste previsioni di Grossman non si avverino!

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